Un'altra Conferenza occasioni perdute

“Meglio un accordo mancato che un accordo a metà”. Il nulla di fatto è il miglior risultato della Conferenza delle parti di Madrid. Evento che ha ribadito la distanza tra l'immobilismo

Data:
18 dicembre 2019

Foto_oficial_Conferencia_de_las_Naciones_Unidas_sobre_el_Cambio_Climático_de_2019
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“Meglio un accordo mancato che un accordo a metà”. Il nulla di fatto è il miglior risultato della Conferenza delle parti di Madrid. Evento che ha ribadito la distanza tra l'immobilismo dei governi e il dinamismo di Greta Thunberg e delle piazze popolate dai ragazzi di Fridays for future. “La comunità internazionale ha perso una opportunità importante per mostrare maggiore ambizione nell’affrontare la crisi dei cambiamenti climatici”, così ha espresso la sua delusione il segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres.

Nella giornata di domenica 15 dicembre, con due giorni di ritardo sul programma, si sono conclusi i lavori del summit Cop25 di Madrid, nell'amarezza generale per il mancato raggiungimento di un accordo. La Conferenza ha visto la partecipazione di delegati appartenenti a oltre 190 Stati per discutere e trovare soluzioni comuni ai cambiamenti climatici. Tre i nodi oggetto di discussione: la realizzazione del progetto denominato “Ambizione” per la riduzione dei gas serra, l’articolo 6 della Conferenza di Parigi sui crediti di carbonio e gli aiuti per le perdite e i danni subiti dai paesi più vulnerabili (i cosiddetti loss and damage).

Tra questi l’articolo 6 della Conferenza di Parigi è quello che ha messo in evidenza le più grandi difficoltà nel trovare un accordo condiviso. Alcuni Paesi come Brasile e Australia chiedono di poter gestire in autonomia il proprio patrimonio in termini di assorbimento di CO2 derivante dalle vaste estensioni forestali in loro possesso. Altri Paesi come India, Cina e Stati Uniti, tra ostruzioni o ritiri più o meno ufficiali, sono riuscite a frenare i lavori. In particolare, India e Cina hanno comunicato che non presenteranno nessun altro impegno alla lotta ai cambiamenti climatici se i paesi industrializzati non manterranno le loro promesse in termini di aiuti economici.

L’Europa, insieme con l’Alleanza dei piccoli stati insulari, i più a rischio per i cambiamenti climatici, ha puntato il dito contro chi si è messo di traverso, portando sul tavolo del Cop25 proposte concrete. Il continente europeo, forse per senso di responsabilità dovuto al suo passato da grande emettitore di gas inquinanti, ha espresso la volontà di fare di più rispetto a quanto prevede la Conferenza di Parigi sull’innalzamento della temperatura del pianeta, ovvero tenerlo al di sotto dei 1.5-2°C. L’Unione Europea vede la lotta ai cambiamenti climatici come un’opportunità e si è posta come obiettivo quello di diventare un continente a impatto climatico neutro entro il 2050. Per fare ciò ha posto come priorità del Consiglio europeo la lotta al cambiamento climatico con il programma New Green Deal.

“Anche l’Italia si è dimostrata fortemente convinta della lotta al cambiamento climatico e ha emanato, oltre al New Green Deal già programmato dalla Comunità europea, un decreto legge sul clima e inserito l’educazione ambientale nelle scuole”, ha affermato il Ministro dell’Ambiente Costa.

Quasi ogni Stato ha cercato di tutelare i propri interessi a scapito di una visione comune nella lotta ai cambiamenti climatici. Tutte le questioni e le decisioni sono solo rimandate: il prossimo impegno è previsto per novembre 2020 a Glasgow (Scozia) con il COP26. Nel frattempo tutto resterà com’era prima del 2 dicembre. Sarah Lai

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Ultimo aggiornamento

16/05/2023, 16:00