Sede
Presso la sua sede di Carbonia, Sotacarbo ha a disposizione personale altamente specializzato e infrastrutture di ricerca avanzate.
Il Centro Ricerche Sotacarbo, realizzato da Sotacarbo e dal Comune di Carbonia, è stato inaugurato ufficialmente il 17 maggio 2008.
Il Centro, localizzato presso la Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, ha una superficie utile coperta pari a circa 2500 metri quadri (di cui 1430 per laboratori, uffici, archivi, servizi tecnologici e circa 300 da adibire al montaggio di componenti di piccoli impianti sperimentali) e un’area attrezzata aperta di circa 10000 metri quadri (che comprende gli impianti sperimentali, l’area verde e i parcheggi).
In particolare, la superficie coperta del Centro è articolata funzionalmente in tre blocchi principali:
- un primo blocco costituito dai locali per gli uffici, i laboratori, l’archivio, le sale riunioni;
- un secondo blocco comprende l’area per il montaggio di componenti di impianti sperimentali e i locali dedicati agli impianti tecnologici, ai sistemi ausiliari della piattaforma pilota e alla cabina elettrica;
- un terzo blocco comprende le aree aperte al pubblico (una sala conferenze, un’area espositiva e strutture accessorie di servizio).
In origine l’edificio che oggi ospita il Centro ricerche Sotacarbo era adibito a Magazzino Materiali. Esso fu realizzato fra il 1938 ed il 1939 e venne poi ampliato negli anni Cinquanta con tre campate di nuovi locali magazzini. Il Magazzino è costituito da un prospetto principale in trachite faccia a vista, con un grande portale in ferro che immette in un largo corridoio che conduce all’originaria corte interna (che oggi ospita la sala conferenze). Il prospetto principale di questa corte, quello in cui vi è l’uscita, è realizzato in muratura di trachite faccia a vista. I due prospetti laterali sono invece realizzati con sola zoccolatura in trachite e con la medesima scansione delle finestre dei prospetti esterni.
Una miniera di carbone storica. Perché questi 22 ettari, negli anni Trenta, hanno rappresentato il nucleo su cui venne poi fondata la città di Carbonia. Ma la parabola iniziale della miniera di Serbariu non seguì quella di chi aveva voluto la sua apertura.
Negli anni in cui l’Italia entrava in guerra, la miniera di Serbariu subì un ammodernamento che le avrebbe consentito in pochi anni di portare i livelli di produzione a ben quattro milioni di tonnellate. Un’enormità per quei tempi. A tal fine vennero scavati cinque chilometri di gallerie servite da moderni impianti di ventilazione, e la miniera venne dotata di due pozzi di estrazione diretti, con una grande centrale elettrica, una moderna laveria, collegata da una funzionale e, allora, moderna linea ferroviaria che la univa strategicamente al porto di Sant’Antioco e al resto del Sulcis-Iglesiente.
L’imponente opera di modernizzazione non impedì il verificarsi di tragedie, come quella che il 14 febbraio 1938 provocò la morte di cinque minatori, a causa della presenza incontrollata di masse d’acqua nei livelli più profondi della miniera. Nonostante ciò, la crescita produttiva della miniera proseguì in maniera esponenziale: nel giro di sei anni, dal 1940 al 1946, i lavoratori impiegati passarono dalle 3000 alle 11000 unità. Un caso più unico che raro di attività produttiva italiana capace di registrare, proprio negli anni della Seconda guerra mondiale, i picchi più elevati di attività, raggiungendo l’apice in coincidenza con la sconfitta dell’Italia e del regime fascista.
Ma quello che avrebbe dovuto rappresentare un punto di riferimento per la rinascita, per la ricostruzione nel Secondo dopoguerra, proprio in quel momento vide iniziare la sua fine. La nascita del polo industriale di Portovesme alla fine degli anni Cinquanta, unita all’incapacità di mantenere a livelli competitivi il prezzo di produzione del carbone Sulcis, portò nel 1971 alla chiusura della miniera, cui avrebbe fatto seguito, non casualmente, pochi anni dopo quella delle Ferrovie del Sulcis. Una triste conclusione per alcune delle pagine più luminose della storia sulcitana.
Il progetto per il recupero e la valorizzazione del sito prevede l’utilizzo dei diversi edifici quali sedi permanenti di attività culturali, scientifiche, accademiche e artigianali.
Impieghi moderni di edifici risalenti agli anni Trenta, conservati e ripristinati nel modo più fedele all’architettura del tempo, attraverso la sistemazione generale dell’area e in particolare dei castelli di estrazione mineraria, argani, sale macchine dei pozzi, magazzini, centrale termica, torre di refrigerazione e dei silos del carbone grezzo.
La riconversione, ancora in via di completamento, ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie che oggi costituiscono il Museo del Carbone, il Museo PAS Paleoambienti Sulcitani E.A.Martel, il Centro di Documentazione di Storia Locale, il Centro Ricerche Sotacarbo, la Ex-Di’ – Fabbrica del Cinema, un auditorium con annesse sale destinate all’alta formazione universitaria, un ristorante e alcuni laboratori artigiani.