La fine dell'incentivo "scambio sul posto" per gli impianti fotovoltaici

La fine dell'incentivo dello scambio sul posto per gli impianti fotovoltaici genera incertezze intorno al ritorno economico degli impianti installati.

Data:
03 novembre 2023

La fine dell'incentivo "scambio sul posto" per gli impianti fotovoltaici
La fine dell'incentivo "scambio sul posto" per gli impianti fotovoltaici  Freeimages

Lo "scambio sul posto" è una particolare forma di incentivazione che consente di immettere nella rete elettrica l'eccesso di energia prodotta da un impianto fotovoltaico. In questo modo è possibile compensare le fasi di assenza di produzione di energia fotovoltaica, come ad esempio di notte, e favorire l'autoconsumo. In pratica, il sistema elettrico immagazina in maniera virtuale l’energia elettrica prodotta ma non contestualmente autoconsumata. 

Escludendo il caso del superbonus, a seguito dell’acquisto e installazione di un impianto fotovoltaico, si fa richiesta al Gse (gestore servizi energetici) di attivazione dell’incentivo “scambio sul posto” (Ssp). Le informazioni da fornire per l’accesso all’incentivo sono poche, la procedura è snella e il cliente ottiene un buon prezzo per l’energia immessa in rete. Tutto questo sta per cambiare.

A novembre 2021 è stata recepita la direttiva Red II (D. Lgs. 8 novembre 2021, n.199) che apporta novità su chi opera nel settore del fotovoltaico residenziale. Tra queste spicca la soppressione di uno dei meccanismi più apprezzati dagli operatori del fotovoltaico: lo “scambio sul posto”.

Apprezzato dai professionisti del settore, in quanto gli adempimenti burocratici richiesti sono pochi e relativamente veloci, è valutato positivamente anche dai privati, poiché rende l’acquisto di un impianto fotovoltaico un investimento redditizio. 

Grazie a questo incentivo, e considerata la diminuzione dei prezzi dei componenti, il numero degli impianti fotovoltaici in Italia ha registrato una forte crescita (figura1).

Nonostante il successo dello scambio sul posto, il 30 novembre 2021 ne è stata annunciata la soppressione. Decorsi tre mesi dall’entrata in vigore del decreto Red II, non sarà più possibile stipulare nuovi contratti di spp. Solo gli impianti che già ne fruiscono potranno continuare a goderne fino a dicembre 2024.  

La fine dello scambio sul posto genera incertezze sugli impianti installati recentemente, rischia di metterne in discussione la profittabilità e, di conseguenza, la pianificazione delle nuove installazioni previste. D’altra parte, potrebbe essere un incentivo per l’installazione di sistemi di accumulo di energia con un conseguente guadagno di autonomia dei consumatori da altre fonti energetiche.

Il superamento di questo meccanismo è stato voluto dal legislatore per fare spazio a un altro tipo di incentivo, quello per le comunità energetiche. Gli schemi incentivanti per la condivisione di energia (nelle declinazioni di Cer – comunità energetiche rinnovabili e Auc – auto-consumatori collettivi), sono ormai destinati a diventare il nuovo paradigma per lo sviluppo della generazione distribuita da fonti rinnovabili.

Quale convenienza hanno le Cer rispetto allo scambio sul posto?

Nello scambio sul posto l'energia prelevata dalla rete viene regolarmente pagata in bolletta, in attesa del rimborso dell’energia immessa. Questa compensazione economica, chiamata contributo in conto scambio, viene erogata annualmente in due soluzioni, acconto e conguaglio, ogni sei mesi, a fronte di una misurazione mensile dei kWh immessi.

Già da queste brevi considerazioni è evidente che sia più conveniente la scelta dell’autoconsumo individuale e collettivo, a maggior ragione con l’ausilio di sistema di accumulo, perché garantisce risparmi immediati e notevoli, visibili da subito nelle bollette. Senza considerare che il contributo in conto scambio è circa dal 30 al 40% più basso della somma delle bollette e dell’energia venduta al gestore.

Quindi, oltre a dover pagare la bolletta ogni due mesi, si riceve solo a fine anno un contributo economico più basso dell’esborso effettivo sostenuto nel corso di 12 mesi.

L’autoconsumo invece permette di non pagare per l’energia consumata. Nel caso di un impianto con sistema di accumulo, si può raggiungere un autoconsumo istantaneo in media fino al 70%, ma anche del 100% in certi periodi dell’anno.

Nel caso delle comunità energetiche, l’autoconsumo collettivo consente di acquistare l’energia dagli altri membri della comunità a prezzi concorrenziali ed equi. Infatti, lo scopo delle Cer non è il profitto, ma un beneficio collettivo ambientale, sociale ed economico.

L’energia acquistata dalla rete raggiunge le nostre case percorrendo grandi distanze, con dispersioni e sprechi energetici durante il trasporto. Analogamente, l’energia riversata in rete, che non ha già una destinazione d’uso, viene conservata in movimento. Quindi, che l’energia sia in entrata o in uscita dalla rete di distribuzione elettrica, lo spreco sarà sempre maggiore rispetto all’energia prodotta e consumata a km zero. Come nel caso dell’autoconsumo collettivo delle comunità energetiche: grazie ad una rete intelligente, il bilanciamento dei consumi avviene in tempo reale e la dispersione energetica è minima. Senza contare che lo scambio avviene sempre all’interno dell’area della stessa cabina di trasformazione della tensione, quindi in un raggio ristretto che conferma l’assenza di spreco.

Quali alternative allo scambio sul posto esistono al momento?

Il ritiro dedicato è un’alternativa che prevede che l’energia prodotta in eccesso dall’impianto fotovoltaico venga acquistata dal gse. Il prezzo di acquisto è definito dall’Autorità per l’energia ed è pari al prezzo zonale orario. Oltre a questa possibilità si possono richiedere i prezzi minimi garantiti, stabiliti ogni anno dall’Autorità per l’energia. Nel 2022, tale prezzo era di 40,7 €/MWh - circa 0,04 € per ogni kWh di energia immessa in rete. A questo incentivo si possono aggiungere quelli previsti per le comunità energetiche, arrivando così a circa 0,17 €/kWh. Certo è che la remunerazione non è molto conveniente.

Nel caso del Ssp, il Gse riconosce un corrispettivo economico che mediamente si aggira intorno ai 0,15 €/kWh, più conveniente rispetto al ritiro dedicato. Anche in questo caso si possono sommare gli incentivi per le comunità energetiche. Tuttavia, come già detto, lo scambio sul posto non sarà più un’opzione accessibile ai nuovi impianti rinnovabili.

La scelta che può rivoluzionare davvero la spesa energetica, sia in termini di consumo che economici, è abbinare l’installazione di un impianto fotovoltaico con accumulo all’adesione a una Cer. Questo garantirà di massimizzare il valore dell’energia immessa in rete e di non rimanerne mai sprovvisti, grazie all’autoconsumo istantaneo collettivo.

La partecipazione alle comunità energetiche risulta conveniente anche a chi non ha (ancora) un impianto fotovoltaico: si può decidere di acquistare il solo sistema di accumulo e partecipare alla comunità attraverso l’acquisto e l’accumulo dell’energia come “storer”, oppure si può semplicemente essere consumer e acquistare energia dai membri produttori (prosumer) contribuendo a massimizzare l’autoconsumo collettivo. Qualsiasi sia la scelta, verrà consumata energia pulita, senza sprechi e con un reale risparmio economico. ELoria

Attività finanziata a valere sul fondo per la ricerca di sistema elettrico PTR 2022-2024.

 

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Ultimo aggiornamento

15/11/2023, 12:41