Generazione elettrica in aree remote: i risultati della ricerca Sotacarbo applicati in Alaska

La produzione di energia elettrica nelle aree remote è da sempre un problema di difficile soluzione. I problemi di approvvigionamento dei combustibili e i limitati collegamenti con le grandi reti

Data:
10 febbraio 2020

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La produzione di energia elettrica nelle aree remote è da sempre un problema di difficile soluzione. I problemi di approvvigionamento dei combustibili e i limitati collegamenti con le grandi reti di distribuzione dell’energia elettrica comportano spesso il ricorso a tecnologie affidabili, robuste, ma caratterizzate da un notevole impatto ambientale, come i motori diesel di vecchia generazione. La soluzione al problema è ancor più complessa in paesi, come l’Alaska, particolarmente sensibili alle problematiche ambientali e dotati di normative sulle emissioni inquinanti tra le più restrittive al mondo.

Una delle possibili soluzioni al problema è rappresentata da sistemi modulari di gassificazione, estremamente flessibili, e quindi capaci di adattarsi rapidamente alla variabilità della domanda di energia, e alimentati con combustibili locali, facilmente reperibili.

La dimostrazione tecnologica di tali sistemi su scala commerciale è l’obiettivo del cosiddetto Alaska Syngas Project, cofinanziato dal governo degli Stati Uniti e coordinato dall’Università dell’Alaska Fairbanks (UAF). Il progetto si propone di sostituire un vecchio impianto di generazione elettrica basato su motori diesel con un sistema modulare di gassificazione integrato con motori a syngas, per l’alimentazione elettrica e termica del campus universitario. Un progetto ambizioso, basato su un processo di gassificazione (in letto fisso cosiddetto “up-draft”, ovvero operante in controcorrente) sviluppato negli Stati Uniti negli anni ’80 dalla Hamilton Maurer International (HMI) per la generazione di energia elettrica da carbone e successivamente messo a punto sperimentalmente da Sotacarbo (anche grazie alla collaborazione ultradecennale con la stessa HMI) per l’impiego delle biomasse come combustibile.

Ora questi miglioramenti tecnologici, uniti all'esperienza sperimentale maturata prima negli USA e poi in Sardegna, sono stati utilizzati per la progettazione ingegneristica di “front end” dell’impianto che verrà realizzato in Alaska. Un progetto derivante da un’ampia collaborazione tra l’Università di Fairbanks, la stessa HMI, Worley Group, Hobbs Industries, Aurora Energy, Golden Valley Electric Association e il National Energy Technology Laboratory (NETL), ente di ricerca del governo americano tra i più importanti e prestigiosi del mondo, e Sotacarbo.

I risultati dello studio preliminare, presentati in anteprima nel corso del congresso CCT 2019 tenutosi a Houston (Texas, USA) lo scorso giugno, sono stati ora pubblicati nella prestigiosa rivista internazionale Fuel, edita da Elsevier. E mostrano come le prestazioni energetiche e ambientali di un tale impianto possano consentire la generazione di energia elettrica rispettando i sopra citati standard ambientali dell’Alaska. E confermano ancora una volta l’interesse scientifico e tecnologico e le ricadute industriali che le ricerche condotte da Sotacarbo hanno a livello internazionale. APe

 

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Ultimo aggiornamento

16/05/2023, 15:59