Comunità Energetica Rinnovabile di Carloforte: al via nel 2025

Intervista all'assessore alle Politiche Energetiche del comune tabarchino Gianluigi Penco: ripensato il progetto originario, entro il 2025 il via alla prima Comunità Energetica.

Data:
16 dicembre 2024

Scorcio di Carloforte (Image courtesy by Tom Rolvag)
Scorcio di Carloforte (Image courtesy by Tom Rolvag)  

Le comunità energetiche rinnovabili (CER) stanno emergendo come una soluzione innovativa per promuovere l’uso di energie rinnovabili a livello locale, ridurre le emissioni di carbonio e coinvolgere attivamente i cittadini nella transizione energetica. Sotacarbo crede fermamente nel ruolo delle comunità energetiche rinnovabili per un futuro sempre più sostenibile. Il progetto Auree (Abaco Urbano Energetico degli Edifici), finanziato dalla Ricerca di Sistema Elettrico nazionale, prevede da parte di Sotacarbo una serie di attività di sensibilizzazione e coinvolgimento della cittadinanza, delle imprese e amministrazioni locali per diffondere nuove opportunità per produrre e consumare energia in modo diverso e vantaggioso nell’interesse collettivo.

Un ruolo chiave nella diffusione delle comunità energetiche è quello delle amministrazioni comunali e proprio il loro punto di vista e la loro esperienza è lo scopo di alcuni incontri nell’ambito del progetto condotto da Sotacarbo. L'incontro qui proposto è con l'Assessore alle Politiche Energetiche del Comune di Carloforte, Gianluigi Mario Penco.

Il Comune di Carloforte, che conta circa 6000 abitanti, aveva quasi completato il progetto di realizzazione della comunità energetica nel 2023. Tuttavia, con la pubblicazione del decreto ministeriale n.414/2023 (Decreto CER) a gennaio 2024, l’iter è stato interrotto. L’amministrazione si è trovata costretta a ripensare il progetto per conformarsi ai nuovi requisiti normativi, avviando una nuova analisi tecnico-economica, la cui conclusione è in dirittura d'arrivo.

 

Qual è stata la motivazione principale che ha spinto l’amministrazione comunale di Carloforte a intraprendere questo percorso?

Da anni il Comune di Carloforte ha cercato di fornire un contributo tangibile nel contrasto ai cambiamenti climatici, facendo dell’Isola di San Pietro un vero e proprio sito pilota anche sullo studio della produzione di energia da fonti rinnovabili, proprio come è accaduto in occasione del progetto europeo “REACT” recentemente concluso. In particolare, durante questa consiliatura è stato istituito per la prima volta l’assessorato alle politiche energetiche e l’istituzione di una comunità di energia rinnovabile ha rappresentato un obiettivo concreto nel processo di transizione energetica di Carloforte. 

Quali sono stati i primi passi mossi in questo ambito?

Dopo aver acquisito le necessarie informazioni sull’argomento, attraverso consulenze specialistiche e grazie all’importante collaborazione pluriennale con il Politecnico di Torino, il Comune ha valutato le opportunità derivanti dalla costituzione di una comunità energetica rinnovabile. Il primo passo è stato quello di indire una manifestazione di interesse rivolta alla popolazione, residente e non residente, con l’obiettivo primario di ottenere un dimensionamento potenziale della futura comunità energetica. 

Gianluigi Penco, assessore alle Politiche Energetiche di Carloforte
Gianluigi Penco, assessore alle Politiche Energetiche di Carloforte

Qual è stato il ruolo della sensibilizzazione della cittadinanza nella riuscita del progetto?

La comunicazione e l’informazione agli utenti hanno giocato un ruolo primario. Senza il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco l’iniziativa sarebbe naufragata ancor prima del suo varo. L’Amministrazione ha cercato di comunicare queste informazioni attraverso lo svolgimento di incontri pubblici trasmessi in streaming - visto che abbiamo anche molti utenti non residenti - l’istituzione di uno sportello fisico e telematico, la divulgazione tramite tutti i canali istituzionali a disposizione: sito istituzionale, social media, app per cellulare, avvisi negli spazi di affissione.

In che fase si trova attualmente il progetto?

Recentemente abbiamo affidato a una società di ingegneria esterna la redazione dello studio di fattibilità. Gli incaricati hanno già presentato uno studio di pre - fattibilità, analizzando le utenze e gli edifici comunali potenzialmente sfruttabili. Dopo aver valutato i consumi degli aderenti alla manifestazione di interesse verrà stimata la produzione necessaria alla comunità energetica per ottenere un rendimento il più possibile vantaggioso per gli utenti. Infine, ci sarà l’effettiva costituzione della comunità energetica. 

Avete incontrato difficoltà durante l’iter di realizzazione della comunità energetica?

In sede di manifestazione di interesse abbiamo raccolto oltre 500 adesioni, un numero francamente inimmaginabile, che tra le altre cose non ha consentito di avviare la comunità energetica prima dell’entrata in vigore del Decreto CACER (Configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell'energia rinnovabile) e TIAD (Testo Integrato per l'Autoconsumo Diffuso), poiché non era consentita la creazione di CER con utenze sottese alla medesima cabina primaria, bensì solamente alle cabine secondarie. Il complesso quadro normativo ha frenato il processo di costituzione della CER, ma una volta superato questo ostacolo abbiamo potuto provvedere ad affrontare la parte tecnica con lo studio di fattibilità.

Come è stato finanziato il progetto e quali risorse esterne avete utilizzato?

Fino al momento dell’incarico per la fattibilità sono state sfruttate le consulenze già in essere, la convenzione con il PoliTO (Politecnico di Torino) e le professionalità rinvenibili in seno al personale dell’Ente, individuando una specifica aera amministrativa con il relativo responsabile, nominando anche un responsabile del procedimento amministrativo. Lo studio è stato finanziato per 14 mila euro dalla Regione, dunque si può affermare che fino ad oggi il Comune ha fatto fronte all’organizzazione preliminare della comunità energetica “a costo zero”. Ovviamente l’Amministrazione resta vigile su tutte le opportunità di finanziamento a vari livelli, comunitario, statale, regionale, non escludendo a priori di destinare in futuro anche fondi di bilancio per lo sviluppo della CER.

Quali tecnologie rinnovabili utilizzerete e perché? Sono previsti sistemi di accumulo?

In fase iniziale sfrutteremo gli impianti fotovoltaici, più economici, facili da gestire e da installare. Stante l’attuale normativa possono entrare a far parte delle comunità energetiche solo mini turbine eoliche di potenza massima ammissibile pari a 500 kW, le quali oltre ai problemi legati all’impatto sono totalmente anti economiche. Valuteremo la possibilità di installare un piccolo impianto idroelettrico presso la diga di Nasca, da utilizzare come riserva in caso di necessità, nonché il possibile utilizzo delle biomasse. Infine, vedremo se dallo studio di fattibilità emergerà la necessità di investire su sistemi di accumulo, senza escludere a priori le tecnologie emergenti come l’idrogeno e le batterie a CO2.

Quale sarà la potenza complessiva da installare e in quali edifici?

In base allo studio di pre-fattibilità a nostra disposizione, virtualmente gli edifici comunali potranno ospitare nuovi impianti fotovoltaici per una potenza di 230 kW, da inserire nella comunità energetica, distribuiti su scuole, ecocentro, palestre, uffici comunali e impianti sportivi, senza escludere la possibilità di sfruttare i parcheggi e altre aree urbanizzate. Considerando dalla manifestazione di interesse è emerso un fabbisogno approssimativo di circa 300 kWp di potenza installata, se il Comune si facesse carico di 230 kW effettivi, i restanti 70 kW resterebbero a carico dei privati. Più realisticamente sarebbe corretto ipotizzare una suddivisione di 200-100 kW distribuiti tra Comune e privati.

Da quanti membri sarà costituita la comunità, e quali attori ne faranno parte (privati, piccole imprese, medie imprese, enti religiosi, etc.)?

Se si riuscisse a costituire la comunità energetica come risultato della manifestazione di interesse avremmo oltre 500 utenze, al 95% residenziali. Le restanti utenze, oltre al Comune, sono circa una ventina tra ristoranti, bar, panifici, servizi sociali, alcuni B&B e affittacamere, uffici, un ambulatorio veterinario, e una marina. Tuttavia, poiché queste ultime utenze presentano consumi maggiori rispetto a quelle residenziali, in rapporto al volume totale di energia annuale l'incidenza della parte non residenziale risulta essere pari a circa il 20% (200 MWh).

Avete già un’idea del tipo di associazione che verrà costituita e di come verranno ridistribuiti gli incentivi?

Bisognerà prestare molta attenzione nella scelta della ragione sociale che dovrà avere la comunità energetica, soprattutto perché parliamo di una iniziativa pubblica, il che implica sia i normali profili civilistici che appunto profili di diritto pubblico. Le forme giuridiche possibili sono diverse e in tal senso vi sono già alcune pronunce della Corte dei Conti che vanno tendenzialmente a legittimare le associazioni di tipo cooperativistico, specie quando vi sono quote partecipative in capo ai Comuni. Il regime incentivante verrà individuato al momento di redigere statuto e regolamento, a valle dello studio di fattibilità. In ogni caso sarà inevitabile ricorrere a qualche forma di consultazione pubblica al fine di addivenire a una soluzione che sia il più possibile condivisa. Certamente come Amministrazione daremo i nostri indirizzi, privilegiando le fasce di reddito più basse o coloro che non hanno fisicamente la possibilità di installare impianti, ad esempio chi ha un immobile al piano terra o in zona vincolata.

Quali obiettivi specifici per la comunità energetica rinnovabile nel breve e lungo termine?

Contiamo di costituire la comunità energetica nei primi mesi 2025, avendo come primo obiettivo quello di consentire di farne parte a tutti coloro che hanno aderito alla manifestazione di interesse, o almeno al numero più alto possibile di utenti. L’obiettivo nel lungo periodo, che supera l’orizzonte temporale di questa amministrazione, è quello di rendere l’Isola di San Pietro “carbon neutral” e una comunità energetica a larghissima diffusione giocherebbe in tal senso un ruolo strategico.

Quali sono le vostre aspettative riguardo ai benefici economici, ambientali e sociali del progetto?

La comunità energetica è l’obiettivo primario delle nostre politiche energetiche. Siamo convinti che sia lo strumento ideale per contrastare la povertà energetica, migliorare la qualità della vita dei cittadini e ridurre drasticamente le emissioni. Inoltre, il Comune di Carloforte ha adottato una propria Agenda di transizione energetica basata su una serie di “pilastri”, che oltre alla comunità energetica prevedono la realizzazione della mobilità sostenibile all’interno del territorio ma anche nei collegamenti da e per Carloforte, oltre alla valorizzazione del polo energetico di Nasca e la più larga diffusione possibile di FER (fonti energetiche rinnovabili), con l’ausilio di sistemi di accumulo. Tutto questo dovrà essere necessariamente affiancato dalla riduzione dei consumi, ottenibile con l’efficientamento degli edifici pubblici e privati, nonché della pubblica illuminazione, senza trascurare il coinvolgimento della popolazione con l’introduzione di buone pratiche nell’uso consapevole dell’energia.

Che consigli dareste ad altre amministrazioni che stanno considerando di intraprendere un percorso simile?

Sostanzialmente consiglierei di ripercorrere un percorso similare al nostro, focalizzandosi in modo particolare, soprattutto nelle fasi iniziali, sulla comunicazione tramite tutti i canali social media a propria disposizione e ancor più, organizzando sedute pubbliche per illustrare concretamente cosa rappresenti questo strumento innovativo e come le stesse Comunità Energetiche possano poi concretamente portare dei reali benefici. È un argomento nuovo e ancora poco compreso, c’è necessità di una forte campagna di comunicazione e sensibilizzazione, utilizzando laddove non si abbiano a disposizione all’interno del proprio organico, tecnici e società specializzate nel settore.

Attività finanziata a valere sul fondo per la ricerca di sistema elettrico PTR 2022-2024. 

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Ultimo aggiornamento

13/01/2025, 09:01