Il peso della povertà energetica sulle donne: un focus sulla situazione Europea
Le donne hanno maggiori probabilità di soffrire di povertà energetica rispetto agli uomini: è quanto emerge dai recenti studi europei condotti su un fenomeno tristemente sempre più in crescita
Data:
16 dicembre 2025
La povertà energetica (PE) non colpisce tutti allo stesso modo. Negli ultimi anni, diverse ricerche promosse dall’Unione Europea hanno messo in luce un dato preoccupante: la povertà energetica colpisce in misura maggiore le donne e contribuisce ad ampliare il divario di genere.
La definizione più recente di povertà energetica è contenuta nella direttiva (UE) 2023/1791, nota anche come direttiva sull’efficienza energetica (EED 3). Secondo l’articolo 2 si tratta dell’“impossibilità per una famiglia di accedere a servizi energetici essenziali che garantiscano livelli basilari e dignitosi di vita e salute. Ciò include un’erogazione adeguata di riscaldamento, acqua calda, raffrescamento, illuminazione ed energia per alimentare gli apparecchi, tenendo conto del contesto nazionale, delle politiche sociali in vigore e delle altre politiche nazionali pertinenti. Questa condizione è determinata da una combinazione di fattori, tra cui almeno l’inaccessibilità economica, un reddito disponibile insufficiente, alti costi energetici e la scarsa efficienza energetica delle abitazioni.”
Nei Paesi in via di sviluppo, ad esempio, si stima che circa 1,3 miliardi di persone vivano in condizioni di povertà, e il 70% di queste siano donne.
La popolazione femminile, per ragioni economiche, fisiologiche e socioculturali, è maggiormente esposta al rischio di cadere in condizioni di povertà energetica rispetto agli uomini. In base ai dati più recenti, durante un dibattito tematico promosso dal Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), è emersa una chiara richiesta: l’Unione Europea deve integrare la prospettiva di genere nell’elaborazione di tutte le sue politiche energetiche. Infatti, la povertà energetica riflette e acuisce le disuguaglianze di genere esistenti, colpendo in modo più rilevante le donne. Nel dicembre 2022, il Parlamento Europeo ha pubblicato uno studio che valuta l’impatto delle misure proposte dalla Commissione Europea, in particolare quelle contenute nel pacchetto Fit for 55. L’obiettivo era quello di verificare se fosse stato adottato un approccio attento alle questioni di genere. Dallo studio è emerso che, purtroppo, l’integrazione della dimensione di genere nelle politiche europee è ancora poco frequente. Per questo, si auspica l’introduzione sistematica di valutazioni d’impatto di genere come strumento concreto nella progettazione di misure e iniziative.
Le ricerche più recenti evidenziano che le donne hanno maggiori probabilità di vivere in situazioni di povertà energetica, in quanto sono sia le principali utilizzatrici che produttrici di energia a livello domestico. Le famiglie a guida femminile sono colpite in maniera sproporzionata dalla povertà energetica per una serie di motivi. Tra questi: fattori fisiologici (maggiore sensibilità alle temperature estreme), sanitari (stress fisico, mentale e sociale), economici (divario retributivo di genere, disuguaglianza pensionistica e responsabilità assistenziali, nuclei monoparentali) e socioculturali (ruoli di genere tradizionali e minore partecipazione decisionale).
Tra i gruppi più vulnerabili si segnalano in particolare le madri sole, poiché il rischio di povertà energetica è significativamente più alto per le famiglie monoparentali, l’80% delle quali è composto da donne. Anche le donne anziane risultano più esposte, a causa della maggiore aspettativa di vita e delle pensioni generalmente inferiori rispetto a quelle degli uomini.
In sintesi, le donne risultano più esposte degli uomini sia al rischio di vulnerabilità energetica sia alle sue conseguenze sul piano sanitario e sociale. Affrontare questa sfida richiede quindi un approccio intersezionale e mirato, capace di integrare pienamente la prospettiva di genere nelle politiche europee e internazionali in materia di energia, equità e inclusione.
Per affrontare efficacemente questa disparità, è fondamentale disporre di dati precisi e dettagliati. Tuttavia, uno degli aspetti critici da affrontare riguarda la raccolta e la gestione delle informazioni. Molti dati fondamentali non vengono ancora raccolti o sono monitorati in modo disaggregato per genere, rendendo difficile una lettura precisa del fenomeno.
Emergono profonde differenze nei numeri e nelle caratteristiche della povertà energetica quando si considerano vari fattori, tra cui:
- le diverse zone climatiche;
- la localizzazione geografica delle persone (ad esempio, la distinzione tra aree urbane e rurali, o tra metropoli e piccoli centri);
- le caratteristiche dell’abitazione (di proprietà, in affitto, sociale);
- i fattori demografici e le fasi del ciclo di vita, come sesso, età, appartenenza a minoranze etniche o la presenza di disabilità;
- il livello di istruzione e le caratteristiche culturali.
Concentrarsi esclusivamente sul rapporto tra reddito, costi energetici ed efficienza abitativa significa osservare solo una parte del problema. Per comprendere davvero la complessità della povertà energetica, è necessario adottare un approccio più ampio, che includa analisi sia quantitative sia qualitative, capaci di descrivere nel dettaglio queste diverse dimensioni.
Al momento, però, i dati disponibili negli Stati membri dell’Unione Europea non sono sufficientemente disaggregati per genere e sono spesso puramente quantitativi, senza elementi qualitativi che spieghino le differenze tra Paesi. Questa carenza informativa rende difficile individuare con precisione i gruppi sociali su cui concentrare gli interventi politici e comprendere le reali cause del fenomeno.
Uno studio pubblicato nel 2022 da Eurofound, intitolato The cost-of-living crisis and energy poverty in the EU: Social impact and policy responses, ha rilevato che in Europa oltre 35 milioni di persone fanno fatica a pagare le bollette energetiche o hanno accesso limitato a energia di buona qualità a causa del reddito troppo basso. Le cause della povertà energetica nell’Unione Europea sono molteplici e complesse e riguardano la struttura economica e sociale degli Stati membri, così come le loro specificità demografiche e territoriali. Tra i principali fattori ci sono i bassi salari, l’inefficienza energetica degli edifici e l’alto costo dell’energia.
Nel sondaggio realizzato da Eurofound tra il 25 marzo e il 2 maggio 2022, è emerso che:
- il 53% degli intervistati ha dichiarato di vivere una situazione di difficoltà economica;
- in media, il 28% delle famiglie si trovava in arretrato con il pagamento delle bollette.
Le famiglie più vulnerabili dal punto di vista economico sono, di conseguenza, anche le più esposte al rischio di PE. Durante la pandemia, i dati raccolti da Eurofound hanno mostrato che le donne sono state particolarmente colpite dagli aumenti improvvisi del costo dell’energia, innescati anche dal conflitto in Ucraina.
Questi dati trovano conferma in un altro importante studio. Il rapporto Aspetti di genere dell’aumento del costo della vita e dell’impatto della crisi energetica, commissionato dal Parlamento europeo (Dipartimento per i diritti dei cittadini e gli affari costituzionali, su richiesta della Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM) e pubblicato a marzo 2024, ha valutato in che modo la crisi energetica abbia avuto effetti diversi in base al genere e analizza i fattori che generano povertà in generale, e povertà energetica in particolare. In questo contesto, viene richiamato un dato significativo da un’indagine Eurofound: dopo l’inizio della guerra in Ucraina e il conseguente aumento dei prezzi dell’energia, le famiglie con figli risultano più frequentemente in arretrato con le bollette rispetto a quelle senza figli (30% contro 23%). La differenza è evidente anche tra donne e uomini single (31% contro 26%), con un dato particolarmente allarmante per le madri single, per cui la percentuale sale al 44%.
Anche il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, in collaborazione con il centro 75inQ, ha pubblicato un rapporto dal titolo Gender and Energy: The effects of the energy transition on women, (gennaio 2024) nel quale si analizza il ruolo delle donne nella transizione energetica da tre punti di vista: come consumatrici, cioè utilizzatrici di energia; come produttrici e fornitrici di servizi energetici; e come cittadine, quindi partecipanti attive al dibattito sociale e politico sul tema.
Le conclusioni dello studio sono chiare: nel settore energetico permangono disuguaglianze di genere, che devono essere affrontate per garantire una transizione giusta e inclusiva. In questo contesto le donne sono più spesso esposte alla povertà energetica, principalmente a causa dei redditi più bassi e della loro elevata presenza nelle famiglie monoparentali, questo le rende anche più vulnerabili alle conseguenze, come i rischi per la salute e l’esclusione sociale. EL
Ultimo aggiornamento
19/12/2025, 09:50
