Spano: sul clima non si improvvisa
“Il cambiamento climatico e gli eventi estremi non riguardano solo il resto del mondo, accadono anche in Sardegna. Si pensi alle alluvioni del 2008, del 2015, del 2018 o quella del 2013
Date:
24 May 2019
“Il cambiamento climatico e gli eventi estremi non riguardano solo il resto del mondo, accadono anche in Sardegna. Si pensi alle alluvioni del 2008, del 2015, del 2018 o quella del 2013, quando in un giorno si è concentrata la pioggia di sei mesi”. Nel terzo dei quattro seminari “Il clima della Terra”, organizzati da Sotacarbo, Donatella Spano, professore ordinario in Scienze e tecnologie dei sistemi arborei e forestali all’Università di Sassari ma anche ex assessore regionale all’Ambiente nella giunta Pigliaru, ha saputo catturare l’attenzione dei presenti con una presentazione efficace, che ha messo assieme i dati del cambiamento climatico sull’Isola (in particolare quelli che evidenziano l'impatto sul territorio, sulla salute e sulle risorse idriche) con quelli che misurano il grado di efficacia delle risposte. Esemplare il fenomeno incendi. L’effetto combinato dell’aumento delle temperature medie annue col calo delle precipitazioni accresce il già elevato rischio incendi nell’Isola. Nella percezione popolare la Sardegna è la regione che paga il pegno più elevato ai roghi ma i numeri dicono altro: in Sicilia i circa 37mila ettari bruciati su 338mila di superficie verde corrispondono all’11% del totale, mentre poco meno di 7mila ettari bruciati in Sardegna su 1,2 milioni di ettari rappresentano lo 0,6. Percentuale ridotta che rivela una capacità di prevenzione e di pronto intervento in grado di ridimensionare la portata del fenomeno. Più elevato invece il rischio idrogeologico. L’aumento dell’intensità delle precipitazioni associata alla poca permeabilità dei suoli e alla scarsa presenza di vegetazione può avere conseguenze devastanti: danni al patrimonio immobiliare e culturale, interruzione di servizi pubblici, perdita di posti di lavori e, soprattutto, di vite umane. La Sardegna è la sesta regione italiana per aree a rischio frane, con il Nuorese che ha la più alta percentuale di superficie esposta: il 13,8%, ben superiore all’8,4 della media nazionale e ai 5,2 del Sassarese, 3,5 dell’Oristanese, 3,4 dell’area metropolitana di Cagliari e 2,6 del Sud Sardegna. Gli studi sulla capacità adattiva hanno permesso di evidenziare condizioni di elevata criticità in parecchi comuni, concentrati in particolare nel Centro-Sardegna, Sarrabus-Gerrei, Oristanese e Sulcis-Iglesiente. Fenomeni che vanno contrastati con le politiche di adattamento e mitigazione. “Che non sono semplici né scontate. Prendiamo il caso dell’agricoltura: da un lato consuma acqua, energia e quindi concorre alle emissioni di CO2 in atmosfera, nel contempo riveste un ruolo importante per contenerle. Non è una contraddizione se si riesce a trovare l’offset, il bilanciamento, la precisione nell’utilizzo delle risorse. Quello deve essere l’obiettivo. Anche l’agricoltura può essere smart”. Per il documento “Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, approvato lo scorso febbraio, in cui si definisce l’organizzazione e il programma di interventi necessari a far fronte ai cambiamenti climatici, la Regione Sardegna ha ricevuto il premio Pubblica amministrazione sostenibile 2019. Una strategia, allineata con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dall’Onu, che integra il cambiamento climatico nella pianificazione regionale e in quella comunale. Un lavoro che conferma l’importanza della dialettica tra la comunità scientifica e quella politica. Al termine dell’ora di seminario ne è seguita un’altra di domande, alle quali professoressa Spano ha risposto con schiettezza, abbinando le conoscenze scientifiche con l'esperienza amministrativa maturata nella passata legislatura. Sulla politica ambientale nazionale: “Se pensiamo ad altri Paesi come la Francia o quelli scandinavi, in Italia non abbiamo una visione né una sensibilità condivisa a livello politico ma anche tra la popolazione”. Da qui l’accento sull’importanza dell’educazione ambientale: “Informare e sensibilizzare è essenziale: i bambini che tornano a casa e spiegano ai genitori come fare la raccolta differenziata fanno capire come informare e diffondere la consapevolezza tra i giovani sia la chiave per cambiare le cose”. Un seminario in una ex miniera del Sulcis non poteva prescindere dal difficile equilibrio tra la tutela dell'ambiente e della salute e le esigenze dell’occupazione: “Non è mai facile decidere quando in ballo ci sono posti di lavoro e le aspettative di tante famiglie. Ma la conoscenza, l’onesta intellettuale e il senso di responsabilità aiutano a fare le scelte più appropriate nell’interesse della collettività. Se hai una storia professionale e una credibilità devi essere coerente: l’ambiente e il cambiamento climatico non sono materie sulle quali si può improvvisare”. GS
Il Clima della Terra Seminario 1 - Il punto di vista della Scienza (Prof. Silvio Gualdi) Seminario 2 - Il punto di vista dell'Economia (Prof. Marzio Galeotti) Seminario 3 - Il punto di vista della Scienza (Prof.ssa Donatella Spano) Seminario 4 - La ricerca sul territorio: il ruolo di Sotacarbo (Prof. Alessandro Lanza)Last update
06/11/2024, 12:03