Geotermia e turismo, un connubio che funziona

Proseguono gli incontri coi sindaci dei comuni geotermici della Toscana. L’intervista a Federico Balocchi sindaco di Santa Flora nell'Amiata

Date:
25 September 2015

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Proseguono gli incontri coi sindaci dei comuni geotermici della Toscana. L’intervista a Federico Balocchi sindaco di Santa Flora nell'Amiata. Sindaco, siamo quasi al termine della stagione turistica estiva sull’Amiata, come sta andando?

«La stagione è stata eccezionale, quest’estate abbiamo registrato il tutto esaurito tra le strutture ricettive, dagli alberghi agli agriturismi, anche i ristoratori sono contenti, era da anni che a luglio non si lavorava come ad agosto, che per noi è il mese clou. Una parte del merito è sicuramente del clima, ma anche del lavoro di promozione che stiamo facendo e che sta portando i suoi frutti. Del resto anche lo scorso anno, quando le condizioni meteo-climatiche non furono così clementi, ci fu un incremento del 25% rispetto all’anno precedente e quest’anno, appunto, registriamo un afflusso turistico ancora più incisivo».

Quindi non è vero che la presenza delle centrali fa scappare i turisti?

«A giudicare dai dati che ho appena citato, sembra proprio di no. In realtà a Santa Fiora abbiamo appena aperto, insieme a Enel Green Power, il percorso turistico alla Centrale di Bagnore 4, considerata la più avanzata al mondo e quindi essa stessa attrazione turistica. Noi abbiamo una storia gloriosa, siamo già un territorio particolare, ricco di monumenti e oltre al nostro patrimonio paesaggistico e ambientale, possiamo e vogliamo giocare anche la carta del turismo tecnologico».

Tuttavia non tutti vedono di buon occhio la presenza dei due impianti di Bagnore 3 e 4 (60 MW di potenza complessiva installata).

«Non posso negare le contestazioni, che in realtà riguardano marginalmente gli abitanti del mio Comune, ma mi pare che finora tutti i ricorsi che sono stati esperiti abbiano confermato la correttezza e la legittimità degli atti degli enti preposti. Noi come comune siamo chiamati a tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente e almeno finora i dati ci confermano l’assoluta certezza della compatibilità ambientale delle due centrali. La nostra qualità dell’aria è tra le migliori della regione, come confermato anche dall’Arpat. Non viviamo in una zona inquinata, mi pare che si stia cercando di fare un ingiustificato allarmismo, comunque noi siamo qui a controllare. La stessa Regione Toscana ha deciso, saggiamente, di aprire un Osservatorio proprio nel nostro comune, in modo da informare tempestivamente la cittadinanza sui risultati delle analisi. Infine, mi sembra che se da una parte si certifica e si promuova l’eccellenza delle sorgenti del Fiora, credo che questa presunta interferenza dei pozzi geotermici con la falda acquifera non ci sia proprio».

La presenza di impianti sul proprio territorio significa anche avere a disposizione i finanziamenti del fondo sulla geotermia. Come vengono impiegati questi contributi?

«Noi li utilizziamo in parte per investimenti, cioè in opere pubbliche, in parte per la riduzione della pressione fiscale a carico di cittadini e imprese, perché è fondamentale stimolare le persone e le aziende a rimanere sulla nostra montagna. Ma anche per coprire parte dei costi per servizi sociali e educativi e per lo sviluppo di strategie di tipo turistico e culturale. Tutto questo, appunto, con lo scopo di garantire e incrementare la qualità della vita nel nostro comune».

Santa Fiora, come gli altri comuni dell’Amiata, è un po’ decentrato rispetto alla zona geotermica tradizionale e rispetto alle zone di decisione politica. Come sono i vostri rapporti con il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (Cosvig) e con i decision maker regionali?

«Abbiamo un’ottima interlocuzione, tuttavia è evidente che la distanza fisica dalla sede è importante e che, con tutti gli sforzi che si possono fare, c’è un gap rispetto ai miei colleghi della zona geotermica tradizionale. In questo senso è necessario fare in modo di intensificare i rapporti, magari anche pensando ad un ufficio del Cosvig qui sull’Amiata che possa fare da raccordo con gli altri comuni soci e con la Regione. Ma oltre a un eventuale presenza istituzionale, forse bisognerebbe anche mirare ad un’intensificazione delle azioni tese a evidenziare e promuovere meglio le potenzialità del nostro territorio, penso per esempio ad un maggior coinvolgimento della Comunità del cibo ad energie rinnovabili».

L'intervista originale comparsa su Greenreport.it 

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