COP28 e CO2: miraggio decarbonizzazione
Preoccupano gli scenari emersi dalla COP 28, vertice mondiale sull'azione per il clima che si è tenuto a Dubai: per la decarbonizzazione serve un cambio di marcia.
Date:
06 December 2023
Annullamento delle emissioni antropiche di anidride carbonica entro pochi decenni per contenere il riscaldamento globale a 1,5 °C entro la fine del secolo. Questi sono gli obiettivi dichiarati dai Paesi firmatari degli accordi di Parigi e Glasgow. Obiettivi certamente ambiziosi. Probabilmente troppo ambiziosi, stando agli ultimi dati.
Proprio oggi, pochi giorni dopo l’apertura della COP 28 di Dubai (il vertice delle Nazioni unite sulle azioni a protezione del clima), è stato pubblicato il rapporto del Global carbon project, gruppo di 120 scienziati di tutto il mondo che monitorano annualmente l’andamento delle emissioni di CO2. E le proiezioni son tutto fuorché promettenti.
Per il 2023 l’analisi prevede l’emissione globale di 40,9 miliardi di tonnellate di CO2 di origine antropica: un incremento atteso dell’1.1% rispetto allo scorso anno. Da un lato, infatti, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno da tempo assunto il ruolo virtuoso di traino nel processo di decarbonizzazione, con una riduzione attesa delle emissioni al 2023 del 7,4% e del 3,0%, rispettivamente. Per contro, un significativo aumento delle emissioni è atteso da paesi quali Cina (4,0%) e soprattutto India (8,2%), principalmente a causa dell’ulteriore incremento dell’impiego di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale, oltre ai loro derivati). Relativamente ai vari settori, particolarmente significativo è l’aumento dell’11,9% (pari a 1,2 miliardi di tonnellate attese per il 2023) delle emissioni di CO2 nel settore del trasporto aereo e navale, basati pressoché interamente sui combustibili derivati dal petrolio.
Le conseguenze son davvero preoccupanti. Se nel 1750, prima della rivoluzione industriale, la concentrazione di CO2 in atmosfera ammontava a circa 278 ppm (parti per milione), il valore medio atteso per quest’anno è del 419,3 ppm: il 51% in più. Con un incremento molto marcato soprattutto negli ultimi 60-70 anni.
Questi risultati sono particolarmente preoccupanti se considerati nell’ottica del cosiddetto “carbon budget”, concetto introdotto dal Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change) per quantificare l’emissione massima di CO2 ancora ammissibile. Più precisamente, il carbon budget è la quantità totale di CO2 che possiamo ancora emettere a livello mondiale per contenere entro il 50% il rischio di sforare, entro la fine del secolo, le soglie di incremento della temperatura media del pianeta. Ad oggi, queste soglie son sempre più risicate:
- 275 miliardi di tonnellate per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C;
- 625 miliardi di tonnellate per contenere il riscaldamento globale entro 1,7 °C;
- 1150 miliardi di tonnellate per contenere il riscaldamento globale entro 2,0 °C.
Procedendo ai ritmi di emissione attuali, la prima soglia sarebbe esaurita in soli sette anni: un tempo irrisorio, se consideriamo la complessità del processo di transizione energetica. Ed è per questo che, anche alla conferenza di Dubai, l’obiettivo di 1,5 °C (quello “sicuro”, quello le cui conseguenze sull’ambiente e sull’uomo sarebbero probabilmente contenute e certamente reversibili) è stato definito pressoché irraggiungibile. E molto complessi sono anche gli altri due obiettivi: al ritmo attuale avremmo solo 15 anni per l’obiettivo di 1,7 °C e 28 anni per l’obiettivo di 2,0 °C.
Tutto questo indica solo una cosa: non c’è più tempo per le chiacchiere, per i giochi politici, per gli interessi economici di pochi. Siamo a un punto in cui occorre rivoluzionare, in pochissimi anni, l’intero sistema di gestione dell’energia investendo pesantemente nelle nuove tecnologie, nella ricerca e nell’alta formazione, per passare da un’economia basata sul carbonio fossile a una basata sull’efficienza energetica e sulla decarbonizzazione dei processi. Non una transizione dal basso, governata dagli interessi economici dei produttori come avvenne con l’avvento del carbone prima e del petrolio e del gas naturale poi. In questo caso decarbonizzare costa: per questo è necessaria una transizione guidata dall’alto, incentivata dai governi con politiche internazionali efficaci e particolarmente attente alle economie in via di sviluppo. APettinau
Last update
07/12/2023, 11:59