Bioetanolo (ancora) pro e contro

Per una volta primi. Una superficie di 15 ettari, 100 addetti diretti, 200 indiretti, una capacità produttiva di 75 milioni di litri l’anno di bioetanolo di seconda generazione.

Date:
15 October 2014

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Per una volta primi. Una superficie di 15 ettari, 100 addetti diretti, 200 indiretti, una capacità produttiva di 75 milioni di litri l’anno di bioetanolo di seconda generazione. Sono i numeri della bioraffineria "Beta Renewables" di Crescentino, primo impianto al mondo per la produzione di biocarburanti di seconda generazione (derivati da prodotti agricoli residuali, non alimentari). L’elemento più innovativo, nelle dichiarazioni del Gruppo Mossi Ghisolfi, sta nella tecnologia Proesa, che utilizza gli zuccheri presenti nelle biomasse lignocellulosiche per ottenere alcool, carburanti e altri prodotti chimici. Una tecnologia che riduce le emissioni di gas climalteranti, con costi competitivi rispetto alle fonti fossili.

Fuori discussione: la bioraffineria di Crescentino mette l’Italia all'avanguardia in questo settore a livello mondiale. Il che, visti i tempi, è già una notizia. Ce n'è un'altra. Secondo quanto rivelato dalla Bbc, il governo italiano intende imporre una quota "bio" (lo 0.6%) su diesel e benzina entro il 2018, per poi salire all'1% entro il 2022. Un provvedimento che aiuterà certamente la bioraffineria di Crescentino a recuperare i 150 milioni investiti e a dare impulso all'intero settore.

Il favore italiano per i biocarburanti resta però controverso. Perché se è vero che i biocarburanti di seconda generazione non sottraggono in prima battuta terra all'agricoltura (argomento forte contro quelli di prima generazione), questa affermazione regge meno se si guarda al medio-lungo periodo. Se il mercato dei biocarburanti si rivelasse più florido e munifico di quello più tradizionalmente agricolo, diventerà più conveniente coltivare "biomasse", che diventerebbero così la vera essenza della coltivazione. Un'eventualità tutt'altro che remota (basta farsi due calcoli) e che avrebbe ripercussioni anche sui prezzi al consumo dei prodotti alimentari. Esattamente come già accaduto in diversi Paesi coi primi biocarburanti. Il legislatore italiano, vista la posizione di avanguardia, dovrà fare grande attenzione a contemperare esigenze e finalità parallele che potrebbero entrare in rotta di collisione. Il rischio altrimenti è di fare scuola. Per i motivi sbagliati. GS

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