Le riserve di carbone in un futuro con meno CO2 (CCC/233)
Paul Baruya
Il rapido incremento della richiesta energetica di alcuni paesi potrebbe, in un futuro non lontano, intaccare le attuali riserve di carbone; é stato stimato che la durata di tali riserve sia di circa 100 anni.
Il repentino aumento della richiesta di carbone si scontra però con le problematiche ambientali; la legislazione sulla restrizione delle emissioni di CO2 potrebbe, infatti, farne diminuire la domanda e, di conseguenza, prolungare notevolmente la durata delle riserve stesse. Tra il 2001 e il 2011, con l’aumento della domanda globale di carbone, sembrava che le riserve attuali fossero minori di quanto stimato; inoltre sono state fin ora utilizzate le riserve economicamente più vantaggiose e in futuro il carbone estraibile avrà alti costi di produzione.
L’aumento della domanda di combustibili fossili, soprattutto da parte dei paesi in rapida crescita come Cina e Indonesia, ha anche implicazioni relative alle emissioni di gas serra. Infatti mentre prima dell’apertura del mercato marittimo ogni continente utilizzava il carbone estratto nei propri paesi, ora vi è un libero mercato. Il paese che consuma maggiori quantità di carbone è la Cina, che possiede solo il 14% delle riserve mondiali e importa il restante 86% necessario al suo fabbisogno energetico, influenzando i picchi della domanda di combustibile.
Nelle previsioni delle stime per il futuro occorre differenziare le riserve di carbone in base alle diverse tipologie:
la produzione di energia.
Attualmente, le stime vengono effettuate sulla totalità delle riserve di carbone mentre si può presupporre che la domanda possa essere rivolta a un carbone di un certo rango piuttosto che un altro; è necessario, quindi, capire quali possano essere i carboni maggiormente richiesti in futuro. Un ammodernamento delle tecnologie dei vecchi impianti potrebbe abbattere la richiesta di carbone, mentre l’applicazione delle tecnologie CCS sui vecchi impianti potrebbe addirittura far aumentare la domanda e far diminuire rapidamente le riserve. Infatti la sostituzione di vecchi impianti con nuove tecnologie ad alta efficienza sarà in grado di limitare la crescita della futura domanda di carbone, mentre l’installazione di impianti di cattura dell’anidride carbonica potrebbe non causare cambiamenti significativi o addirittura potrebbe far aumentare la domanda di carbone (eliminando tuttavia il 90% dei gas serra provenienti da tali impianti). Il picco della domanda di carbone, previsto per il 2010 – 35, potrebbe avvenire in concomitanza con l’adozione di politiche per una maggiore efficienza delle tecnologie CCS. Attualmente le CCS non hanno nessun impatto sulla domanda del carbone in quanto vengono impiegate su impianti ad alta efficienza come gli impianti supercritici (USC) e ultra – supercritici (A-USC). La stima delle riserve di carbone è complicata, poiché è posta in relazione agli elevati costi di estrazione che ne limitano lo sfruttamento. La valutazione delle riserve deve quindi tener conto della quantità di carbone che può essere estratto utilizzando moderne tecnologie. A tal fine possono essere adottate nuove tecniche di estrazione offrendo nuove opportunità di business. Inoltre, è possibile gassificare il carbone presente in giacimenti sotterranei non sfruttabili o, in alternativa, estrarne del metano; in questo modo tali giacimenti potrebbero offrire una nuova fonte di energia. L’esaurimento delle riserve di carbone non sembra, quindi, essere una criticità (ad eccezione di alcuni paesi); la gestione della domanda di combustibile e delle tecnologie a basso consumo di carbone potrebbero consentire dei tempi di durata delle riserve superiori a quelli attualmente stimati, con un futuro molto più sostenibile di quanto non appaia oggi. AMAI
Il rapporto originale è consultabile gratuitamente, previa registrazione, all’indirizzo: http://www.iea-coal.org.uk/site/2010/publications-section/reports