Ccs al bivio
Ospite del 68° Exco meeting dello IEA Clean Coal Centre (Londra, 25-26 aprile 2018), David Reiner, professore dell'Università di Cambridge e componente dell’Energy Policy Research Group
Date:
02 May 2018
Ospite del 68° Exco meeting dello IEA Clean Coal Centre (Londra, 25-26 aprile 2018), David Reiner, professore dell'Università di Cambridge e componente dell’Energy Policy Research Group, che ha fatto il punto su limiti e opportunità delle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (Ccs).
Reiner ha messo in fila le ragioni che limitano la crescita di tecnologie dichiarate dall’Ipcc “vitali”, per raggiungere gli obiettivi fissati nell’Accordo sul clima di Parigi. Perché se è vero che la capacità di assicurare una produzione energetica in grado di coniugare la sicurezza dell’approvvigionamento con la tutela dell’ambiente dà un ruolo e un mercato alle Ccs, lo è altrettanto che stentano a decollare.
[caption id="attachment_8491" align="aligncenter" width="500"] CCS: perché inutili[/caption]Reiner mette in evidenza le tante contraddizioni che le penalizzano. A partire da quella più ricorrente: il costo elevatissimo. Infatti, nonostante si dica il contrario, le Ccs assicurano costi notevolmente più bassi rispetto a quelli che si determinerebbero (e si dovranno, inevitabilmente, sostenere) se si lasciasse la situazione com’è. Il loro punto di forza viene presentato come tallone d’Achille.
Secondo l'accademico inglese non è il costo ma sono altri i limiti che stanno penalizzando sviluppo e diffusione delle Ccs: la loro adozione ha una giustificazione solo nella prospettiva di risolvere il problema del cambiamento climatico; rimandano a un’immagine vecchia del modo di affrontare il problema emissioni; è un settore privo di “campioni” pronti a sostenerne la causa e quei pochi alimentano sospetti e diffidenze nell'opinione pubblica mondiale (amministrazione Bush, il governo australiano, l’industria legata al carbone).
Nel 2009 per le Ccs, secondo Reiner, si materializza la tempesta perfetta: il fallimento della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Copenhagen; la recessione economica determinata dalla crisi finanziaria mondiale dell’anno precedente; l’adeguamento al ribasso degli obiettivi del protocollo di Kyoto. Una combinazione di eventi che ha influenzato le scelte dei governi "che prima annunciano e poi ritirano il sostegno ai progetti. Nessuno vuole correre rischi. Le grandi aspettative riposte nei pochi impianti dimostrativi hanno incrementato le attenzioni e reso più visibili e costose le necessarie sperimentazioni, che per loro natura devono contemplare rischi e la possibilità di registrare problemi o fallimenti, eventualità che in questo caso hanno un effetto nefasto sul sostegno allo sviluppo della tecnologia".
[caption id="attachment_8490" align="aligncenter" width="450"] CCS: perché servono[/caption]Reiner sostiene che sono quattro gli argomenti forti che possono essere utilizzati da chi sostiene le Ccs: dimostrare che le Ccs possono essere decisive nella decarbonizzazione della Cina; costo derivante dall’inazione; le potenzialità del riutilizzo; le infrastrutture realizzate per la collettività nell’ambito dei progetti.
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16/05/2023, 16:16